attività culturali 2024


temi di ricerca e attività culturali

L’attività culturale di ricerca e divulgazione della Fondazione Oristano, è realizzata anche grazie al contributo della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato della P. I., beni culturali, informazione, spettacolo e sport e del Comune di Oristano Assessorato alla Cultura

L’askòs fenicio configurato a cavaliere da Tharros nell’Antiquarium Arborense – Progetto di ricerca di Anna Paola Delogu

Nel corso del 2024, il progetto di ricerca ha proseguito lo studio sull’askòs fenicio rinvenuto a Tharros, durante gli scavi condotti alla fine del XIX secolo per la costruzione dei primi edifici di San Giovanni di Sinis. Il reperto, parte del corredo funerario di una tomba fenicia a cremazione in fossa, è oggi custodito al Museo di Oristano grazie alla donazione della collezione Cominacini – Boy.
L’askòs presenta una particolare configurazione: un cavallo cavalcato da una figura umana – probabilmente nuda – che lo guida con le briglie. Non si esclude che tale rappresentazione possa riferirsi a un’iconografia, sia umana che divina, di un cavaliere-guerriero.
La ricerca ha permesso di approfondire le caratteristiche tecniche e iconografiche del manufatto. Sebbene presenti affinità con altri askoi fenici zoomorfi, in particolare di tipo ornitomorfo, provenienti dalla stessa necropoli di Tharros, questo esemplare si distingue come un unicum per la sua iconografia. È confrontabile con una statuetta di cavaliere dell’VIII secolo a.C. proveniente dalla necropoli di Tiro, pur differenziandosi sotto il profilo tecnico, in particolare per quanto riguarda la lavorazione al tornio.
In base ai confronti con le ceramiche fenicie della collezione Cominacini – Boy, probabilmente collegate all’askòs, è più plausibile attribuire il reperto all’ultimo quarto del VII secolo a.C.

Le armi fenicie di Tharros – Progetto di ricerca di Anna Paola Delogu

Nel 2024, il progetto di ricerca si è concentrato sull’analisi della presenza di armamenti nelle sepolture fenicie del Mediterraneo centro-occidentale, con l’obiettivo di chiarirne l’origine e il significato intrinseco. La scarsa frequenza di questi reperti, sia in ambito funerario che abitativo, ha portato a lungo gli studiosi a ipotizzare che la deposizione di armi nelle tombe non fosse una pratica tipica della cultura fenicia, ma piuttosto frutto di influenze esterne, di natura culturale e sociale.
L’indagine, condotta dall’archeologa dell’Antiquarium Arborense Anna Paola Delogu e proseguita nel corso del 2024, mira a fornire una panoramica esaustiva degli armamenti fenici rinvenuti nelle necropoli e nei contesti abitativi della Sardegna. Lo scopo è comprendere se tali pratiche funerarie possano effettivamente essere attribuite a contaminazioni culturali estranee alla tradizione levantina oppure se rappresentino l’espressione di un’evoluzione interna, legata alla formazione di una società sempre più gerarchizzata e aristocratica nelle colonie fenicie d’Occidente.

Stele e cippi di età punica e romana del Sinis dell’Antiquarium Arborense – Progetto di ricerca di Lucio Deriu

Nel 2024, il progetto di ricerca si è concentrato in particolare sull’analisi di alcune acquisizioni, in parte legate a vicende giudiziarie, provenienti dall’area del Sinis, e in particolare dai due nuraghi superstiti di Bidda Maiore 1 e Bidda Maiore 2.
L’obiettivo generale della ricerca è la creazione di un corpus delle stele conservate nei depositi dell’Antiquarium Arborense, con l’intento di metterle in relazione con materiali coevi presenti in altre strutture museali della Sardegna.
Tutte le stele si caratterizzano per una tecnica scultorea comune: sono scolpite in altorilievo su blocchi di arenaria e presentano una forma trapezoidale. Si ritiene che esse appartenessero a una necropoli punica risalente al V-IV secolo a.C., e che avessero come tema centrale la raffigurazione di un volto – probabilmente quello del defunto.
Dal punto di vista stilistico, le stele mostrano una certa varietà tipologica, ma sono accomunate dalla cura e precisione con cui il lapicida ha eseguito i dettagli. Le dimensioni variano da circa 20 a quasi 40 centimetri di altezza, con uno spessore medio di circa 10 centimetri. 
Purtroppo, l’assenza di uno scavo archeologico condotto secondo i criteri metodologici scientificamente riconosciuti impedisce una comprensione più precisa del contesto di provenienza di queste stele, e in particolare della struttura e dell’estensione dell’area funeraria, situata a una certa distanza dal centro principale di Tharros.
Alla luce della documentazione attuale, emerge chiaramente come la stilizzazione delle figure e l’uso dell’incisione costituiscano le modalità espressive predilette da questa cultura, capace comunque di produrre manufatti di notevole valore simbolico e artistico.

Una lucerna da Tharros (Antiquarium Arborense) con dextrarum iunctio sormontata da un «croissant sur hampe» – Progetto di Ricerca di Maurizio Concas e Raimondo Zucca

Nel corso del 2024, il progetto di ricerca ha proseguito l’approfondita indagine sulle lucerne romane conservate presso l’Antiquarium Arborense di Oristano, concentrandosi sulla loro identificazione, comparazione tipologica e schedatura sistematica. Questo lavoro di catalogazione è stato accompagnato da un’analisi accurata che mira non solo a documentare gli aspetti artistici, produttivi e formali dei manufatti, ma anche a indagare il loro significato in relazione al contesto storico, sociale e religioso della Tharros di epoca romana.

Le lucerne, infatti, non sono semplici oggetti d’uso quotidiano: la loro iconografia, le modalità di produzione e i contesti di ritrovamento offrono preziosi indizi sulle abitudini di vita, sulle credenze e sui valori simbolici delle comunità che le hanno utilizzate. Attraverso un approccio multidisciplinare – che integra l’archeologia con l’antropologia culturale, la storia dell’arte e l’analisi dei materiali – il progetto si propone di ricostruire aspetti meno noti della vita quotidiana nella città di Tharros durante il periodo romano.

Particolare attenzione è rivolta all’evoluzione formale delle lucerne e alla loro diffusione nei vari contesti abitativi e funerari, al fine di comprendere meglio i circuiti commerciali, le influenze stilistiche esterne e le specificità locali. In questo senso, le lucerne si rivelano anche come indicatori di status, strumenti di culto domestico e riflesso di pratiche rituali legate al mondo dei vivi e dei morti.

L’obiettivo finale del progetto è quello di offrire un contributo significativo alla ricostruzione della storia e della cultura materiale della società tharrense in età romana, facendo emergere nuove prospettive sulla complessità del tessuto sociale e culturale di questa importante città del Mediterraneo antico.

Da  אֱלִישָׁה‎ (Elishah) alla Terra di כְּנָעַן (Canaan) all’ ΑΡΓΥΡΟΦΛΕΨ ΝΗΣΟΣ (isola dalle vene d’argento), tra il 1200 e l’800 a.C.  – Progetto di ricerca di Anna Paola Delogu

Il tema di ricerca “Da אֱלִישָׁה‎ (Elishah) alla Terra di כְּנָעַן (Canaan) all’ἀργυρόφλεψ νῆσος (isola dalle vene d’argento), tra il 1200 e l’800 a.C.” affrontato da Anna Paola Delogu e da Raimondo Zucca è sfociato in un lavoro in fase di pubblicazione, che verrà edito dalla Columbia University di New York, dal titolo: “I Sardi nuragici sulla rotta per il Levante nell’età del Bronzo recente e finale (XIV-XI sec. a. C.)”, “Nuragic Sardinians on the Route to the Levant in the Recent and Final Bronze Age (14 th -11th centuries BC)”. Un testo fortemente innovativo, che analizza i contatti tra la Sardegna nuragica e il Mediterraneo orientale tra il XIV e l’XI secolo a.C., concentrandosi sulla presenza di materiali micenei, minoici e ciprioti in Sardegna e, viceversa, di oggetti sardo-nuragici in Sicilia, Creta, Cipro, Levante ed Egitto. Dopo una panoramica sulla storia degli studi, si affronta il tema della navigazione nuragica, delle rotte percorse e degli approdi. Infine, vengono discussi i modelli interpretativi attuali che spiegano questi scambi come frutto di rapporti diretti, reti commerciali complesse o interazioni culturali nel contesto del Mediterraneo tardo-bronzeo.

Un centauro bicefalo sormontato da un modello di nuraghe quadrilobato dalla Sardegna – Progetto di ricerca di Raimondo Zucca

Nel 2024, è proseguita la ricerca partita da una rara testimonianza fotografica, conservata tra le carte del primo direttore dell’Antiquarium Arborense, Giuseppe Pau, raffigurante un centauro bicefalo sormontato da un modello di nuraghe quadrilobato. Il bronzetto nuragico oggi scomparso, mostra una figura antropozoomorfa bicefala, con corpo animale, due busti umani rivolti in direzioni opposte e un nuraghe quadrilobato modellato sulla groppa. Il reperto sarebbe originario di Siamaggiore, nella valle del Tirso.
Ogni busto presenta caratteristiche antropomorfe dettagliate, elmi decorati e braccia sollevate, mentre il corpo zoomorfo termina in zampe con zoccoli. Il modello di nuraghe sulla schiena è complesso e ben definito, con torri angolari e un mastio centrale.

Il bronzetto si colloca nel ristretto gruppo di figure centauro-simili della Sardegna (come quelle di Nule e Narbolia) e mostra affinità iconografiche con creature mitiche del Vicino Oriente, di Cipro, della Grecia e dell’Etruria, segno di influenze orientali elaborate in chiave locale durante l’età orientalizzante.

Il 5° Lord Vernon nella “Piccola California” di Tharros – Progetto di ricerca di Raimondo Zucca e Anna Paola Delogu

Avviato nel 2023 in occasione della mostra “Lord Vernon nella Piccola California (Storie di nobili e di scavi archeologici alla metà del XIX secolo)” e del Convegno Internazionale di Studi “Lord Vernon e la città di Tharros”, il progetto di ricerca dedicato a George John Warren, quinto barone di Vernon, ha portato alla pubblicazione del volume Antiquarium Arborense 3, edito dalla casa editrice All’Insegna del Giglio, specializzata in archeologia e saggistica destinata alla formazione universitaria e post-universitaria. 
Il volume, curato da Raimondo Zucca e Anna Paola Delogu, è arricchito dalla prefazione del Professor Valentino Nizzo, già direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e, dal 22 dicembre 2024, professore associato di Etruscologia e Archeologia Italica presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.
Per la prima volta, il testo approfondisce in modo sistematico la biografia di Lord Vernon da un punto di vista umano, scientifico e politico. Attraverso il filtro della sua passione antiquaria, viene ricostruita la storia delle sue ricerche nell’antica città di Tharros, ma anche i suoi molteplici interessi: l’attività filologica, la bibliofilia, l’impegno politico e il suo contributo alla diffusione del pensiero dantesco.
Questa attività ha rappresentato un momento significativo di approfondimento e valorizzazione della figura di un protagonista della cultura europea dell’Ottocento, nonché della storia degli studi archeologici in Sardegna e nella Penisola.

Un vaso cultuale dei santuari sardi dell’acqua del Ferro I: le anfore piriformi a falso versatoio – Progetto di ricerca di Raimondo Zucca e Anna Paola Delogu

Lo studio in oggetto, che ha visto i primi risultati presentati durante una conferenza tenutasi all’Antiquarium Arborense il 16 giugno 2023, rappresenta un contributo inedito sulla Collezione Guastini, a cura di Anna Paola Delogu e Raimondo Zucca, con particolare attenzione a una rara anforetta piriforme finora mai analizzata in dettaglio. Si tratta della prima analisi sistematica della diffusione delle anfore piriformi in Sardegna, accompagnata dalla realizzazione della prima carta di distribuzione di questi manufatti nell’isola. L’anforetta presenta un corpo piriforme a fondo piatto, spalle troncoconiche, breve collo e orlo ad imbuto troncoconico. Particolare rilevante è la presenza, sul lato A, di un finto versatoio di ispirazione micenea, cipriota e levantina, con funzione decorativa e dotato di filtro. Le spalle sono ornate da sei fasce excise ottenute tramite sette scanalature anulari, mentre la parte inferiore della decorazione è caratterizzata da 16 grandi cerchielli concentrici impressi con un medesimo punzone (probabilmente in osso), ciascuno con punto centrale rilevato.
L’uso del motivo a cerchielli prosegue attorno al falso versatoio e nella parte intermedia del corpo, con tre cerchielli disposti verticalmente tra le coppie principali. Il vaso, in argilla arancio depurata e lavorato probabilmente al tornio veloce, è rifinito in immersione con ingobbio rosso (red slip). In parallelo, lo studio presenta anche la prima carta di distribuzione della ceramica impressa a cerchielli concentrici in Sardegna, contribuendo a delineare con nuovi dati il quadro delle origini e delle influenze culturali che hanno interessato l’isola nel contesto mediterraneo.

Il culto dell’acqua in Sardegna. Patrimonio culturale e spazio interculturale nel Mediterraneo – progetto di ricerca di francesca loi 

Il tema della ricerca, portato avanti nel 2024, costituisce il fulcro di un progetto di Dottorato attualmente in corso presso l’Università Jean Jaurès di Tolosa, e sta indagando in modo sistematico e interdisciplinare la tradizione del culto dell’acqua in Sardegna, analizzandone le pratiche, i significati simbolici, le trasformazioni storiche e la sua persistenza nel tempo come espressione di un patrimonio culturale complesso, materiale e immateriale, locale e al contempo transculturale.

L’obiettivo della ricerca è quello di ricostruire la fenomenologia e le dinamiche di questa tradizione, che affonda le proprie radici nella preistoria e attraversa i secoli, adattandosi e sopravvivendo in forme diverse, spesso sincretiche, fino all’età contemporanea. In tutta la Sardegna, infatti, sono presenti tracce diffuse e riconoscibili del culto dell’acqua: esse emergono nei toponimi, nei nomi di fiumi e sorgenti (idronimia), nei siti archeologici come i pozzi sacri e le fonti votive, nonché nelle leggende, nei riti popolari e nelle tradizioni orali ancora vive, in molti casi assimilate e reinterpretate attraverso il culto cristiano dei santi.
Durante l’indagine, stanno emergendo numerose questioni centrali, in particolare sul ruolo che il patrimonio culturale immateriale svolge in un contesto insulare come quello sardo, caratterizzato da una profonda stratificazione storica e culturale. Fin dalla preistoria, la Sardegna è stata teatro di una continua interazione di civiltà – dai Nuragici ai Fenici, dai Cartaginesi ai Romani, dai Vandali ai Bizantini – ciascuna delle quali ha contribuito a modellare, trasformare e talvolta incorporare i culti preesistenti, lasciando un’eredità culturale unica nel panorama mediterraneo.

I Gremi della città di Oristano. Ruolo e aspetti religiosi, economici e festivi – progetto di ricerca di Francesco Obino

Il tema ricerca è oggetto di un Dottorato di Ricerca presso l’Università Jean Jaurès di Tolosa.
I Gremi di Oristano rappresentano una delle espressioni più significative della tradizione storica e culturale della città, caratterizzandosi come organizzazioni professionali che, nel corso dei secoli, hanno svolto un ruolo centrale non solo nell’ambito delle attività economiche, ma anche nelle dinamiche religiose e festive della comunità. Queste corporazioni, nate come gruppi di artigiani e commercianti, hanno acquisito nel tempo una dimensione più complessa, diventando veri e propri centri di socializzazione e di identità collettiva.
Il ruolo religioso dei Gremi è particolarmente rilevante, poiché i membri di ciascun gremio erano legati da un profondo senso di devozione, celebrando annualmente feste dedicate ai santi patroni, che culminavano in processioni e riti che riflettevano la spiritualità condivisa della comunità. Oltre alla dimensione spirituale, i Gremi erano anche influenti nella vita economica della città, regolando e promuovendo le attività produttive e commerciali, determinando standard di qualità e garantendo la protezione e il benessere degli stessi membri.
La ricerca si propone di analizzare, attraverso una lettura multidisciplinare, il significato storico, sociale e culturale dei Gremi di Oristano, esplorando come queste antiche corporazioni abbiano contribuito alla formazione dell’identità collettiva della città, nel rispetto delle tradizioni religiose e con un forte impegno nella vita economica e sociale. L’analisi dei Gremi non solo rivela la struttura di un sistema economico e sociale passato, ma offre anche una visione ricca della continuità di molte tradizioni che ancora oggi caratterizzano la città di Oristano.

La Sartiglia di Oristano, espressione di una manifestazione storica collettiva: trasmissione, ricezione, evoluzione – PROGETTO DI RICERCA DI NADIA USAI

Il tema della ricerca, oggetto di un Dottorato di Ricerca presso l’Università Jean Jaurès di Tolosa, si concentra sull’analisi delle modalità di trasmissione, ricezione ed evoluzione della Sartiglia, la storica manifestazione che si svolge a Oristano dal XVI secolo. La ricerca sta tracciando il percorso evolutivo della Sartiglia ed esaminando come essa sia stata trasmessa attraverso le generazioni e come si sia adattata e trasformata nel tempo, con particolare attenzione agli aspetti comunicativi che hanno influenzato e continuano a influenzare questa tradizione. La ricerca sta inoltre esplorando come la Sartiglia sia stata percepita e recepita dalle diverse generazioni e come essa si sia evoluta nel contesto socio-culturale e comunicativo della città di Oristano.

Oristano un secolo dopo – progetto di ricerca a cura di Francesco Deriu Stefano Ferrando

La ricerca prende avvio dall’assunto che gli archivi fotografici storici rappresentano uno strumento imprescindibile per indagare la storia del paesaggio e delle città, offrendo una testimonianza visiva preziosa delle trasformazioni urbane e territoriali nel corso del tempo. Questo presupposto costituisce il fondamento dell’indagine, che si sta svolgendo sulla città di Oristano, una cittadina di provincia, con l’obiettivo di ricostruirne l’evoluzione nel corso degli ultimi cento anni.
Lo studio intende tracciare i cambiamenti architettonici e paesaggistici della città, attraverso un’analisi comparativa tra le immagini storiche e la situazione attuale, allo scopo di mettere in evidenza le trasformazioni che hanno caratterizzato il tessuto urbano e la sua identità visiva nel tempo. Per realizzare il progetto in modo critico e approfondito, sono stati coinvolti due esperti: Stefano Ferrando, un fotografo professionista, e Francesco Deriu, dottore di ricerca in architettura. I due hanno intrapreso il lavoro a partire da un corpus iniziale di circa 20-30 fotografie storiche, selezionate per il loro valore documentario e simbolico, che costituiscono il punto di partenza per l’analisi.
Il progetto si sviluppa in due fasi principali: la prima, di ricerca storica e visiva, che prevede l’analisi delle immagini d’archivio e la messa a confronto con la realtà attuale, e la seconda, di ricreazione e documentazione fotografica delle aree urbane e paesaggistiche coinvolte. Le immagini contemporanee, realizzate da Ferrando, mirano a restituire il “dialogo” tra passato e presente, evidenziando la persistenza di alcuni elementi architettonici e paesaggistici e, al contempo, la perdita o il cambiamento di altri.
L’obiettivo di questa ricerca è non solo quello di offrire un contributo alla comprensione dell’evoluzione fisica di Oristano, ma anche di esplorare il valore simbolico e culturale di questi cambiamenti, evidenziando come la città si sia trasformata nel corso del secolo, rispondendo a dinamiche sociali, economiche e politiche che hanno segnato il suo sviluppo.

CONVEGNI E INIZIATIVE:

Convegno “Ars Publica in Re Publica”

Il convegno, che si è svolto il 30 novembre 2024 presso il complesso culturale “Hospitalis Sancti Antoni” di Oristano, ha visto la partecipazione di numerosi studiosi, artisti, architetti, urbanisti, storici dell’arte e filosofi che hanno trattato il tema dell’arte nei luoghi e negli spazi pubblici.

Relatori e interventi:

  • Marco Cadinu (Università degli Studi di Cagliari) Direttore scientifico rivista Aristana, coordinatore.
  • Raimondo Pinna (Associazione Storia della Città) – Arte nelle opere pubbliche. La legge Bottai ai giorni nostri.
  • Marcello Schirru (Università degli Studi di Cagliari) – Il re sul piedistallo. Storia e vicende della statua di Carlo Felice a Cagliari (1827-1833.
  • Marco Cillis (Università degli Studi di Parma) – Le fontane di Quinto Ghermandi nell’Ospedale di Bologna e nei giardini di Brescia.
  • Chiara Devoti ed Enrica Bodrato (Politecnico di Torino) – Le commesse della RAI per le sedi torinesi. Una precoce applicazione della Legge 717 del 1949 tra architetture e arte attraverso i documenti degli archivi storici del Politecnico di Torino.
  • Valerio Deidda (MuA – Museo e Archivio di Sinnai) – L’impronta artistica di Franco d’Aspro. Monumenti e spazi pubblici nella seconda metà del Novecento.
  • Alberto Pireddu e Massimo Carta (Università degli Studi di Firenze) – Lo spazio come dono dei luoghi – La Plaza de los Fueros a Vitoria di Eduardo Chillida e Luis Peña Ganchegui.
  • Giacomo Usai (Politecnico di Milano) – Il “Piano d’uso collettivo Antonio Gramsci” di Giò Pomodoro ad Ales, esempio di sintesi delle arti.
  • Alice Guareschi (Artista visiva, Milano) – Partire da sé. Arte a confronto con lo spazio pubblico: la mia esperienza.
  • Salvatore Garau (Artista visivo, Oristano) – Esperienze e riflessioni.
  • Caterina Ghisu (Università degli Studi di Cagliari) – Quale muralismo in Sardegna?
  • Fiorella Rosaria Fiore (Università degli Studi della Basilicata) – L’arte pubblica nello spazio archeologico. Il ruolo delle pratiche artistiche nel sostentamento dell’eredità culturale alla luce della Convenzione di Faro.
  • Marcello Congiu – Interventi nello spazio pubblico tra modernità e arte performativa.
  • Marco Piras – Il ruolo dell’arte nello spazio pubblico della città di Iglesias. Esperienze di sintesi tra arte, architettura e città tra il XIX e il XXI secolo.
  • Raffale Cau (Archivio Storico Diocesano) – I maestri dell’Istituto d’arte di Oristano e le loro ceramiche nelle scuole della città.

Convegno “Storia e Archeologia a Oristano. Indagini sui Materiali dell’Antiquarium Arborense”

Il convegno, che si è svolto il 13 dicembre 2024 presso il complesso culturale “Hospitalis Sancti Antoni” di Oristano, ha visto la partecipazione di numerosi studiosi che hanno trattato temi variegati, spaziando dall’archeologia della Sardegna e del Mediterraneo orientale, ai materiali e reperti custoditi nell’Antiquarium Arborense in Sardegna.


Relatori e interventi:

  • Massimo Perna (Università di Napoli) e Luciana Tocco (Universidad Autònoma de Madrid). Scavare negli archivi. Il patrimonio archivistico del Centro Internazionale per la Ricerca sulle Civiltà Egee “Pierre Carlier” di Oristano.
  • Michele Guirguis (Università di Sassari). Tharros fenicia tra il Levante e Cartagine: i materiali della Collezione Pischedda e le connessioni Oriente e Occidente.
  • Anna Chiara Fariselli (Università di Bologna). Suoni e immagini. Note metodologiche per lo studio delle terrecotte a tema musicale.
  • Raimondo Zucca (Università di Sassari). Herakles – Melqart dell’Antiquarium Arborense.
  • Lucio Deriu (Archeologo). Documenti sul sistema ponderale Fenicio in Sardegna.
  • Marcella Serreli (già direttrice della Pinacoteca Nazionale di Cagliari). Sacre conversazioni francescane. Le immagini della pittura del XVI secolo.
  • Marco Milanese (Università di Sassari). Materiali medievali da scavi urbani nell’Antiquarium Arborense di Oristano.
  • Carla Del Vais (Università di Cagliari). Antiquarium Arborense: i cippi e le stele punici e di tradizione punica.
  • Anna Paola Delogu (Curatrice Antiquarium Arborense). Le armi arcaiche in ferro di Tharros nell’Antiquarium Arborense.

Oristano Aegean Seminar – 5° e 6° appuntamento 

Il seminario, svoltosi il 15 maggio 2024, ha visto la partecipazione di:

Maria Teresa Como e Serena Noemi Cappai che hanno trattato delle tecniche costruttive delle tholoi micenee e di quelle nuragiche.
Luogo di svolgimento Consorzio UNO Oristano.


Il Centro CIRCE (Centro Internazionale per la Ricerca sulle Civiltà Egee “Pierre Carlier”), inaugurato a Oristano nel 2022, nasce dalla collaborazione fra l’Università degli Studi di Sassari, il Consorzio UNO (Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università di Sassari) e il Comune di Oristano e ha la sua sede nel Museo Antiquarium Arborense di Oristano. L’interesse dell’Università di Sassari alla creazione di un centro di ricerca sulle civiltà egee in Sardegna si deve non solo all’esistenza di noti manufatti di importazione cipriota e ai famosi lingotti ox-hide di uguale provenienza, ma soprattutto alle più recenti acquisizioni, che vedono la Sardegna sempre più protagonista negli scambi, nei commerci e, in alcuni casi, nelle vicende relative a Cipro, a Creta e al Mediterraneo Orientale fra XV e XI secolo a.C.: i ritrovamenti di ceramiche nuragiche a Kommos (Creta) e, più recentemente, le scoperte di Pyla-Kokkinokremos (Cipro) e di Antas Fluminimaggiore, dove è stato rivenuto uno spillone in bronzo di fattura locale con iscrizione in scrittura cipriota “classica”. Dedicato a Pierre Carlier, insigne storico del mondo greco prematuramente scomparso e profondo conoscitore della società micenea, il Centro ospita il “Fondo archivistico-librario Jean-Pierre Olivier – Frieda Vandenabeele”, costituito dagli archivi e dalle biblioteche personali che i due studiosi hanno generosamente donato al Centro.

 

Seminario “Sardi e Fenici nel Sulcis nella prima età del Ferro”

Il seminario, svoltosi il 15 gennaio 2024, ha visto la partecipazione del prof. Michele Guirguis (Università di Sassari).

Luogo di svolgimento Antiquarium Arborense.

Seminario “Le faretrine nuragiche”

Il seminario, svoltosi il 24 gennaio 2024, ha visto la partecipazione del dott. Lucio Deriu (Antiquarium Arborense).
Luogo di svolgimento Antiquarium Arborense.

Seminario “I materiali della prima età del Ferro di Tharros. I bronzi nuragici di Tharros”

Il seminario, svoltosi il 25 gennaio 2024, ha visto la partecipazione del prof. Raimondo Zucca (Università di Sassari).

Luogo di svolgimento Antiquarium Arborense.

Seminario “Una divinità lunare nella Sardegna della prima età del Ferro?”

Il seminario, svoltosi il 31 gennaio 2024, ha visto la partecipazione di:
Raimondo Zucca (Università di Sassari).
Anna Paola Delogu (Antiquarium Arborense).

Luogo di svolgimento Antiquarium Arborense.

Seminario “La domenica della storia”

Il seminario itinerante a tappe, svoltosi nel centro storico della città di Oristano il 6 ottobre 2024, ha visto la partecipazione delle archiviste dell’Archivio storico civico, che hanno descritto eventi e luoghi attraverso le fonti documentarie del suddetto archivio.

Seminario “La domenica della storia”

Il seminario itinerante a tappe, svoltosi nel centro storico della città di Oristano il 27 ottobre 2024, ha visto la partecipazione delle archiviste dell’Archivio storico civico, che hanno descritto eventi e luoghi attraverso le fonti documentarie del suddetto archivio.

Seminario “Le pintaderas della Sardegna nuragica della Prima Età del Ferro”

Il seminario, svoltosi il 30 dicembre 2024, ha visto la partecipazione del dott. Lucio Deriu (Archeologo).

Luogo di svolgimento Pinacoteca “Carlo Contini”.